sabato 5 marzo 2011

Concessioni demaniali da rinnovare: un patto fra DUE contraenti

Meditando sulla situazione nuova che si sta creando sul rinnovo delle Concessioni Demaniali per ogni finalità, viene in mente un proverbio che direi sospirativo, e che recita: C'è chi la mesta (da tanti anni) e chi la vuole bella e mesta (c'è chi gira la polenta, e chi la vuole bell'e pronta e già girata).

La prima avvertenza che risulta per gli amici balneari, e per chi ha voglia di leggere: è che il proverbio non è dei più immediati e impone una discreta applicazione  anche fonetica per essere gustato.  Ciò  deriva dal fatto che la situazione si è complicata negli anni e che, a parere di molti, ci siano dei cambiamenti nei termini di accordi presi e mantenuti tra due parti.

Da una parte si trovano dei privati cittadini che hanno investito soldi e anni di lavoro su terreni demaniali che in origine erano spogli, per lo sviluppo di una economia locale che nelle difficoltà generali ha mantenuto un livello salariale di eccellenza per tutti gli addetti, in un mondo di contratti atipici a 700,00 € al mese.

Le garanzie di una volta non valgono più?


Gli investitori, prima di investire, avevano avuto delle garanzie, contenute in leggi della Repubblica, pensate al 1992, che in ogni modo davano all'investimento una legittimazione di sviluppo sociale e migliorativo, in una ottica di impresa, con ricadute non piccole sui livelli di occupazione sopratutto locale.

Da l'altra una amministrazione dello stato che indicava, senza dubbio, attraverso i suoi uffici, con controlli puntuali e particolareggiati , a volte pesanti,  di gradire un tipo di investimento  che poneva la qualità e la capacità competitiva quali obbiettivi primari.

Questo prima.  Ora sembra che  qualcosa o qualcuno sia cambiato, sembra che al di là di eventi Europei che a volte sembrano tirati per i capelli, sembra che si voglia indirizzare lo sviluppo delle aree costiere verso un modello di breve periodo.

Come riflessione viene subito da pensare che dei centri del tempo libero quali sono diventati gli attuali stabilimenti balneari in Versilia non sarebbero mai nati  con una prospettiva di investimento così  breve.

Chi pensa poi che sia un bene, deve sforzarsi anche di estendere il suo pensiero a quella tipologia di clientela che non ha intenzione di stare una giornata su un asciugamano, sulla sabbia e senza servizi. Anzi, fortunatamente continua a preferirci e richiede addirittura più servizi: gazebo, tavolini,  ristorazione e happy hour .

Vedendo poi come si muovono certi uffici dello stato, ricordate uno dei DUE  contraenti, sembra che un certo tipo di investimento e di struttura siano molto graditi, tanto da sembrare acquisibili al patrimonio dello stato , e almeno secondo l'esperienza comune uno acquisisce quello che gli piace e anzi in un certo qual modo trova che quell'investimento abbia un suo valore, che conosce molto bene : dato che a suo tempo lo ha autorizzato  richiedendo disegni particolareggiati e anche, ultimamente, sviluppi in tre dimensioni, nonchè relazioni sui particolari tecnici di realizzazione.

Quello che lascia un pochino straniti, dal di dentro, è che non si capisce dove una certa politica vuole andare a parare.  Se vi fossero solo esigenze di  cassa, si potrebbe naturalmente considerare una conciliazione, naturalmente su basi economiche serie e da confrontare liberamente .  A tutt'oggi sembra che  qualcuno pensi che creare  l'incertezza  abbia un risvolto positivo per un qualche disegno che ancora non ci è chiaro, ma noi siamo fiduciosi che il bene trionfa sempre, e che i buoni amministratori alla fine sostituiranno quelli confusi, dato che le elezioni si avvicinano.

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